responsabilità: narcisismo ipocrisia opportunismo

Non riesco neanche a mettere le virgole tra una termine e l’altro tanto che mi sembra possibile poter pronunciare la parola come una composizione alla tedesca, ovvero compilato in tutte le sfumature ed essenze, per diventare un neologismo dal valore semantico esplosivo, dalla carica morale ineludibile, dalla spinta di orgoglio necessaria.

Questi imbelli del movimento, appena risultato vittorioso dalle elezioni del 4 marzo 2018, sono appunto un insieme di narcisismo ipocrisia opportunismo. Un vuoto totale senza vettori verso destra o verso sinistra in quanto non ci sono contenuti da veicolare,  facendo leva solo ed esclusivamente sulla desolazione di molti e sulla noia e l’invidia di altri.

Grande rsipetto per la prima posizione, i poveri, gli ultimi, i diseredati. In attesa di un aiuto, una mano, una solidarietà, sia italiani che immigrati, nella stessa barca, nello stesso straziante destino di esclusi.

Non si urla senza capire o spiegare, bisogna assumersi la responsabilità di essere intellettuali e non solo compassionevoli o disponibili, come attualmente invoca il dott. Mattarella.

Essere in grado di fare delle analisi profonde e saperle comunicare. e siamo al secondo punto, la comunicazione: abominevole.

Ora qua ora là, oscillante tra lo scoop, le fake news e l’arroganza di saperla dire meglio degli altri.

La stampa, tranne alcuni casi di grande  serietà, è responsabile di gran parte di questa tragedia: orienta, spinge, disorienta, influenza, è influenzato, si allinea con le direttive editoriali che ne fanno il tracciato quotidianamente. Questa non è onestà intellettuale, è sempre ed ancora narcisismo opportunismo ipocrisia. Si vede proprio nel momento in cui sia talk che carta stampata o online vanno da una parte o dall’altra rapidamente come un velociraptor, con  il risultato devastante di condizionare gli sprovveduti, gli incapaci. Abbracciano tesi, invitano ospiti legati ad agenzie di stampa che devono raggiungere un certo numero di comparsate, raccogliere consensi e pubblicità.Vergognoso.

Un reddito di cittadinanza è stato già messo in campo, signori aderenti al popolo delle stelle e si chiama reddito di inclusione (REI) e avrebbe dovuto partire a luglio ed è stato approvato dal precedente governo su cui ora tutti sono pronti a sparare.

Ora analizziamo la noia e l’invidia degli altri, di quelli che stanno bene e che avrebbero tutti i mezzi a disposizione per decodificare correttamente la realtà e per dare una mano, fornire la forza per dare una svolta utile, dinamica, vera, egualitaria.

Sono in molti i cittadini agiati e quasi agiati che si annoiano. Si stancano di vedere sempre le stesse facce e vorrebbero vedere un’altra fiction, abituati alle sequenze televisive con colpi di scena, avventure, ribaltamenti, ascese e capitolazioni. Ecco allora la fiction della politica, che si adegua alla narrazione degli sceneggiatori di talento, che articolano le emozioni per abbindolare le menti degli annoiati.

Bene così. Bene così?

Ma gli invidiosi, quelli che rosicano senza capire che sotto il loro livore e per il loro livore  scorre il sangue, il disorientamento, l’instabilità, la disperazione, di tanti.

Indifferenti, come molti o i più ai tempi dei social, in cui sembra che il cinismo ridicolizzante la faccia da padrone, l’insulto sia  il filo conduttore, ma del tutto insignificante. Gli haters  fanno  danni immediati salvo poi mutare velocemente,  annullando o azzerando la carica di odio e vendetta e ritornando ad una, del tutto inaffidabile, richiesta di ricomposizione che cancelli in un istante la vagonata di odio espressa. E’ l’infantilismo che parte dall’era berlusconiana fino a giungere all’epoca trumpiana, in cui il tycon americano, per esempio, dopo aver insultato ed essere stato aggredito verbalmente e non solo dal presidente nord coreano accetta di incontrarlo e stabilire dei patti, così, come se non fosse successo nulla.

Superficialità ed infantilismo, appunto, e pericolosissimi.

Eh no, così non si fa. Ma non per le  leggi inesorabili della vendetta e del rancore, ma per non dimenticare di essere eredi e formati da un’ illuminata cultura filosofica, storica, sociologica, semantica, politica. Bisogna essere colti per vivere e la cultura non è di sicuro solo quella cattedratica. A volte in quella non c’è niente, se è stata affrontata con disonestà intellettuale o con tendenziosità.

La cultura è sia quella dell’ individuo povero, attento, che sa esprimere la sua storia e sia quella dell’agiato che ha letto socrate, platone, kant, hegel. marx.

I due dovrebbero per prima cosa incontrarsi, darsi una mano, collaborare e tracciare un filo che dia dignità al primo e modestia consistente all’altro.

Così si dovrebbe costruire un progetto politico, con parole sommesse e tanti fatti, oscurando lo stridore dei media e camminando per strada insieme i primi e gli ultimi. Tracciando storie post ideologiche, questo sì, e forse anche di compromesso con sistemi grandi e grossi come quelli istituzionali e finanziari, ma cambiando la voce.

Le elezioni del 4 marzo sono state orrende, ma rivelatorie.

Sparare sul segretario del PD solo per individuare un capro espiatorio e distribuire menzogne  ed insulti per avere una credibilità, è stato deprimente ed inaccettabile. Ma restano menzogne ed insulti e ci vorrà poco anzi pochissimo per scoprirlo. Anzi molti lo hanno scoperto pochissime ore dopo.

Ora dobbiamo imparare qualcosa e fare i passi giusti, tutti, con coscienza non con responsabilità.

 

Vera Vita Gioia

10 marzo 2018

 

 

 

 

Gioia

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